Metaforicamente
parlando, arrivare alla sede dell’Associazione
Venti di Terra
è come un
allontanarsi gradualmente dalla modernità. Infatti, dopo
aver lasciato
l’asfalto e il brusio del traffico del fondovalle, si sale la
montagna dapprima
in stradine sempre più piccole e meno battute, per poi
imboccare una strada
bianca che farebbe inorridire l’industria automobilistica, ma
che sfocia in un
casale in pietra dove regna la quiete e i ritmi sono lenti, dettati dal
sole
che si alza e dalla luna che tramonta.
Tutt’attorno al
casale c’è il bosco,
bello, con alberi alti e verdissimi che però sembrano
chiedersi “cosa ci
facciamo qui?”. Infatti, sono il risultato della mano
dell’uomo che nel secolo
scorso pensava di incrementare il proprio reddito piantando conifere
laddove il
luogo diceva castagno e quercia. E così sono pini, cedri e
abeti, addirittura
abeti Douglas! che danno un ‘tocco’ di California
(la loro terra d’origine), e
che sembrano aver trovato una loro seconda patria, tanto crescono belli
e
forti.
Anche
i convenuti al casale hanno ritmi
lenti, infatti solo a fine giornata di venerdì il grosso dei
partecipanti è
arrivato, trovando l’accoglienza degli ospitanti: Lorenzo e
Eva, in seguito
Martina e gli altri. L’eccitazione del rivedersi emoziona e
mette allegria a
tutti, i nuovi venuti vengono accolti con gioia, si scaricano gli
alimenti per
far funzionare la cucina. L’ampio fienile restaurato
è la sede della cucina e
del pernottamento
su due piani, ma anche
il posto dove aprire i banchetti per esporre libri, oggetti, prodotti
della
terra etc... Dopo cena, si svolge l’incontro per mettere
definitivamente a
punto il programma e assegnare i compiti e le mansioni per il buon
funzionamento dei due giorni successivi.
L’incontro
vero e proprio inizia alle 10
di sabato mattina. Il tamburo di Giampietro chiama a raccolta i
partecipanti,
che si dispongono per il Cerchio d‘apertura. Chi è
solito frequentare i nostri
incontri conosce l’importanza di questo momento. Dopo le
parole di
ringraziamento verso chi ci ospita, il saluto ai partecipanti (anche
quelli che
non sono potuti venire, ma che sono con noi nella mente), allo spirito
del
luogo, e il salto (metaforico) nel
mondo dove siamo un tutt’uno con le “10 mila
cose”, la parola passa ai
convenuti per presentarsi, raccontare
la propria pratica, il proprio
impegno,
le aspirazioni, visioni, preoccupazioni, il posto (bioregione) dove si
vive…
(nota: Etain chiede ad ognuno il segno zodiacale, perché ha
in mente di fare
l’oroscopo dell’incontro). È
l’una del pomeriggio quando l’ultimo dei
partecipanti termina di parlare e gli addetti al pranzo sono
già pronti con il
cucinato e quindi il cerchio si tramuta in rettangolo, attorno ai
tavoli.
Il
pomeriggio il Cerchio si ricompone di
nuovo e si apre con la presentazione del libro di Felice Non
ho tempo per la fretta, Pentagora 2016. Felice
è
un membro
storico del movimento bioregionale italiano e questo libro rende onore
alla sua
arte poetica, che così bene riflette la sua pratica e
impegno per la Terra.
Dopo aver raccontato gli antefatti della creazione del libro, e la sua
meraviglia per l’attenzione goduta alla presentazione dello
stesso alla recente
fiera del libro di Torino, Felice ha letto una selezione delle sue
poesie più
belle e attinenti ai temi dell’incontro e
all’attualità in generale. Il libro è
arricchito dalle illustrazioni di Daniele Garota.
Gli
ha fatto seguito il primo tema di
discussione vero e proprio (quest’anno ci sono state molte
presentazioni di
libri, come vedremo in seguito). Il tema toccava un argomento scottante
dell’attualità, quello della “Presenza
nelle bioregioni dei migranti”. Tema
voluto e introdotto da Silvana Mariniello, e moderato da Egidio.
Diciamo che in
questo frangente il Cerchio ha dato il meglio della propria
sensibilità ed
empatia verso queste persone che hanno lasciato i loro paesi di origine
in
cerca di una vita migliore e di un posto in qualche modo più
sicuro per i
propri figli (sicuro? Per ora forse si, se lo rapportiamo ai paesi da
dove
questa gente fugge, ma la realtà del sistema in cui noi
tutti oggi viviamo è
tale che nessuno può dirsi al ‘sicuro’,
come è stato giustamente sottolineato).
Quindi, consapevoli degli ampi e cancerogeni giochi politici ed
economici che
ruotano attorno al fenomeno migratorio (Antonio), la questione per noi
non
poteva che riguardare noi stessi come individui e quel poco che
possiamo
personalmente fare per alleviare questo dramma. Un dramma che si somma
alla
frustrazione quando al contatto si scopre che l’aspirazione
primaria di questi
sfortunati sia l’ottenimento di tutti quegli aspetti illusori
di benessere
diffuso (soldi, vita facile, gadget tecnologici etc…) che di
fatto sono i
responsabili della loro e nostra miseria (Etain, Giampietro,
Chiara…).
In
quanto alle bioregioni, esse non hanno
problemi. Per esse chiunque è il benvenuto,
purché consapevole della delicata
trama di relazioni: umane ed ecologiche, di cui sono composte. La
visione lunga
di noi bioregionalisti va nella direzione di un mondo in cui il
colonialismo
(nei suoi vari aspetti) non sia più il volano delle
società umane. Se come
bioregionalisti aspiriamo a diventare cittadini della più ampia
comunità
del posto in cui viviamo, della bioregione in cui viviamo, come
possiamo non
rispettare i nostri simili e le bioregioni in cui essi vivono?
Ha
fatto seguito la presentazione del libro
di Arnold Mindell Quantum
Mind,
Astrolabio Ubaldini 2017; tradotto da Chiara Zagonel, che
l’ha presentato a noi
tutti, dopo una breve introduzione di Etain. Libro tosto questo, tratta
le
energie sottili del subconscio (Mindell, infatti, è uno
psicanalista
junghiano). “Un mondo governato da altre leggi, un mondo in
cui lo spazio si
curva e il tempo si espande, abitato da esseri che comunicano in
modalità
sconosciute nella realtà ordinaria”. Un mondo
parallelo costituito dalla
memoria profonda che è in ognuno di noi e che, al di la
della nostra volontà,
condiziona la nostra vita e… la rende unica.
Il
pomeriggio è stato chiuso dal concertino musicale
dei figli di Noa e Simon, Tsuf e Nevet (ambivalenti
alla
fisarmonica e organetto) e Adele (violoncello), figlia di Laura V. e
Stefano.
L’esecuzione ha avuto luogo nello spazio interno, tramutato
per l’occasione da
loro stessi in sala concerto, ed ha visto i ragazzi impegnati in una
decina di
brani tratti dalla tradizione popolare e classica. Notevole e
partecipata è
stata l’esecuzione di “Bella ciao”.
Dopo
cena invece, è stata la volta di
Silvana Mariniello e di Lara Panizzi, protagoniste in una performance
teatrale
dal titolo “Scie
di memoria in pista”. Il cielo di
stelle e la luna che saliva
(in verità alla fine della performance), le belle musiche di
Egidio e la breve
presentazione di Giuseppe hanno fatto da premessa e sfondo. La trama
è presto
detta: due clown sono in viaggio alla ricerca del loro padrone (il
clown
bianco) e, nel corso del loro girovagare in giro per il mondo si
imbattono in
vari olocausti: gli indiani d’America (con testi presi dal
librino Irochese Parole di ringraziamento,
The Tracking
Project 2013, da noi tradotto e distribuito) , la Palestina, gli
aborigeni
australiani, l’olocausto armeno, il massacro di Srebrenica. La performance è stata
coinvolgente e a tratti esilarante.
La
sessione domenicale dell’incontro inizia con delle
comunicazioni. Giuseppe,
comunica l’imminente uscita (solstizio estivo) del nuovo
numero del notiziario
di Sentiero Bioregionale, redatto da Chiara Reggiani sul tema
“I colori della
natura…”, mentre la redazione del
numero
successivo (solstizio invernale 2017)
sarà di Jo Gabel e avrà come tema “La
cultura contadina… i suoi rimedi,
prescrizioni, cibi, ricette, erbe…”; segue Etain, con le sue
“comunicazioni ottimiste”: il bellissimo
spettacolo del botanico Stefano Mancuso (l’autore di Verde Brillante) in programma nei
prossimi mesi a Firenze, Bari e
Pordenone; la prof. Maria Tomarchio ha parlato di bioregionalismo nel
suo
intervento sugli Orti di
Pace a Catania il mese scorso; il 7-9 luglio
si terrà
a Mancetter nel Regno Unito la 12° conferenza della Fondazione
Prometheus su Deep
Philosophy, Deep Ecology;
infine,
il libro di Freya Mathews Per amore della
materia uscirà a settembre per Magi editore. Laura
T. ha relazionato sulla
questione dei vaccini e la mobilitazione che ne è seguita
dopo il decreto
governativo all’obbligo di somministrazione degli stessi;
Rosaria, ha fatto
conoscere il lavoro dell’associazione Tatawelo di Torino,
rivolto al sostegno
economico dei produttori del caffè nel Chiapas, promuovendo
acquisti anticipati
in modo da assicurare un reddito sicuro per i contadini di questa
bioregione.
Per maggiori dettagli: tatawelo.it .
Il
bastone della parola è andato poi a Giampietro che ha
introdotto Cosetta nella
presentazione del suo libro Il Passaggio
Segreto, Ouverture Edizioni 2016. Si
tratta di un libro di
fotografie,
corredate da brevi racconti e poesie, che Cosetta ha collezionato nel
corso
degli anni. Sono fotografie speciali, scattate con occhi empatici verso
il
selvatico: ritraggono forme ed esseri incastonati nelle rocce,
stilizzati negli
alberi marcescenti, fluttuanti nei corsi d’acqua o nella
frescura dei muschi.
Un libro che stimola la fantasia, la sensibilità e
l’amore per il mondo che ci
circonda.
“La
ricerca e la pratica della
coerenza come bioregionalisti” è il
tema
successivo. Introdotto da Cosetta e moderato da Silvana. La coerenza
è
chiaramente sempre relativa e in divenire per chi la pratica. Ci si
è chiesti
se la coerenza significa sacrificio (Silvana). No, se è
preceduta da una scelta
e inserita in un percorso di crescita, sia intellettuale che materiale.
Ma,
attenzione, la troppa coerenza può far male a se stessi,
può ferire chi ci sta
accanto, i propri cari, amici e amanti… e può
anche facilmente sfociare
nell’egotismo (Felice).
Si
diceva all’inizio l’intenzione di Etain di fare l’oroscopo
dell’incontro, ecco
qui di seguito, dalle sue stesse parole, cosa ne è venuto
fuor: In questo periodo esiste un grande
trigono
in segni di fuoco (Saturno in Sagittario trigono Urano in Ariete
trigono Nodo
lunare in Leone) che sembra suggerire un momento di concretezza, in cui
forse
l’establishment si indurisce nel suo modo di procedere ma in
cui
contemporaneamente si apre uno spazio per una risposta innovativa,
inaspettata,
creativa. La concretezza deve essere anche la nostra, nel senso che si
devono mettere
in atto le nostre idee, agire. Questo trigono segna fortemente
l’incontro di
Gricigliana e proprio in questi giorni, si è aggiunto Venere
a Urano, rendendo
la creatività uraniana più amorevole e
compassionevole.
La presenza all’incontro di
Sentiero
Bioregionale di una grande preponderanza di persone con il Sole nei
segni fissi
(Scorpione, Toro, Leone, Acquario) ci dice anche che il gruppo
è forte,
consolidato, perché i segni fissi sono quelli capaci di
continuare nella
costruzione di ciò che già esiste e di
organizzarlo in modo più efficiente.
Tendono a dare stabilità a ciò che è
già costruito. Hanno la capacità di
perseverare e la pazienza li porta a conseguire obiettivi che altri
meno
ostinati difficilmente raggiungono.
Infine, il Cerchio di chiusura. Abbiamo
ringraziato ancora una volta
gli
amici di Venti
di Terra per l’ospitalità,
gli
alberi sotto i quali siamo stati
bene, il buon cibo portato e gli addetti che l’hanno
cucinato, quelli che a
turno hanno lavato i piatti e tutti quanti che hanno lasciato il posto
come
l’hanno trovato.
Giuseppe Moretti
X Sentiero Bioregionale
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