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Da un punto di vista indigeno, se quello che sembra un luogo povero ha
le potenzialità di sostenere materialmente, spiritualmente e
immaginativamente la vita, allora deve essere considerato alla pari di
un luogo ritenuto migliore. Se un luogo è in grado di
sostenere
la vita, il suo valore
sta nella sua capacità di conversare con
noi quanto nelle altre sue attrattive. Valutare un luogo
puramente dal
suo valore commerciale sarebbe come, sempre da una prospettiva
indigena, valutare la propria sposa o sposo puramente dall'aspetto
esteriore e per la dote che questa o questo porta. Proprio come l'amore
e l'impegno fanno sì che due individui fioriscano come
sposi,
sia che siano inizialmente ricchi o poveri, belli o brutti, felici o
tristi, così l'amore e l'impegno fanno fiorire come
abitazioni
luoghi che a prima vista hanno qualità più belle
o
più brutte. [...]
Freya Mathews
dal capitolo 3 -
Diventare Indigeni di “Riabitare
la realtà"
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Freya
Mathews
Riabitare
la
realtà
verso
un recupero della
cultura
FioriGialli edizioni 2013
Pagg.
335
info:goldiehel@gmail.com
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Il mondo
non è materia inerte e noi non siamo gli architetti del
Tutto; ognuno di noi è contenuto nel proprio luogo che
è il viso familiare del cosmo intero. Se ci mettiamo in
ascolto il mondo può aprire un dialogo con noi.
Il libro
introduce ad una rivoluzionaria visione non-dualistica della
realtà in contrasto con la nostra profonda solitudine
esistenziale e la nostra povertà culturale tipiche della
modernità, del capitalismo, del consumismo, della
mercificazione, del progresso e dello sviluppo.
A
differenza delle culture
native che riconoscono ancora il singolo esistere in un flusso
più grande di lui, la persona moderna
è costretta inventarsi la vita in un monologo solitario,
fatto di astrattezze anziché dell’abbraccio del
mondo.
Oltre il
tradizionale ambientalismo possiamo assumere un atteggiamento di
amorevole cura e rispetto per la materia stessa del mondo che si rivela
come fonte della cultura umana.
Accanto
alla socializzazione del bambino con la madre occorre la cura del
contatto profondo con l’universo che permetta di derivare il
senso del proprio sé da una relazione primaria anche con il
mondo non umano, tale da esprimere il suo impulso erotico –
la cosiddetta gioia di vivere – con tutto il mondo,
così’ come il mondo abbraccia ogni sua parte.
Freya Mathews sostiene
che la crisi ambientale è un sintomo di problemi
più profondi che incombono sulla civiltà moderna
e che scaturiscono dalla perdita del vero significato di cultura. Per
fare i conti con questa crisi c’è bisogno di un
cambiamento nella premessa metafisica della modernità,
più profonda di qualsiasi altra già concepita dal
movimento radicale ecologista. Questo è un cambiamento con
profonde implicazioni per l’intera gamma di domande
esistenziali e non soltanto per quelle che riguardano la nostra
relazione con la “natura”; sostituendo la premessa
materialistica della moderna civiltà con quella panpsichista
si trasforma in modo profondo l’intera struttura della
cultura.
L’autrice
offre una prassi per la vita quotidiana. Il sé parla al suo
luogo, il luogo è il suo rifugio, il suo santuario, ci
comunica con la sua poesia. Il sé appartiene al luogo e ne
è il suo indigeno. Allora potremo conoscere e riabitare la
realtà. Perché “prima che io possa
darti delle risposte, dovrai raffinare le tue domande. Guardiamo i
segreti del cuore di chi chiede".
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