Paesaggi
sonori
…E i pastori vanno.
Calore su colore
Pecore lente
In regolari file,
Seguono.
Vestiti con mimetici mantelli
Gli altipiani, confondono le greggi.
Isolate teste erbose,
Al tremolio del caldo
Intrigano gli sguardi.
Silvana Mariniello
(poesia scritta viaggiando in
Kurdistan Turco/Anatolia dell’Est)
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Durante
gli studi di “Pedagogia”
all’Università di
Salerno si è appassionata in Antropologia Culturale. Ha
quindi
iniziato a viaggiare insieme ai docenti e ai compagni di corso per fare
“ricerca sul campo”. Partecipando a feste popolari,
con
persone semplici, contadini, operai, bambini, ha intuito
l’importanza del ritorno alle radici profonde del proprio
genere
di vivente. Questo vissuto poteva essere rappresentato bene attraverso
il Teatro, sua passione sin da bambina. Ha quindi deciso di
intraprendere l’attività teatrale.
Le sue
elaborazioni
teatrali, pertanto, affondano nella ricerca delle tradizioni e dei
tessuti popolari. Il suo è un Teatro Contemporaneo con le
radici
nel passato e una proiezione in un futuro bello, felice e sostenibile.
A
venticinque anni, da
Napoli, sua città Natale, si è trasferita a Roma
inseguendo due amori: un uomo e un importante stage internazionale di
Arti Sceniche, al Teatro Studio al Fontanone al Gianicolo a Roma,
diretto dal grande clown svizzero, Roy Bosier.
Attraverso
gli studi e
la pratica del lavoro in teatro e in strada, si è formata,
prima
come mimo-clown, poi come attrice, infine come regista, autrice e
attrice dei propri lavori. L’università, con la
tesi di
laurea in Storia del Teatro, le ha dato
l’opportunità di
parlare dei propri lavori di allora.
Fin dagli
esordi,
durante le sue performance, ha attinto alla sua terra nativa con danze
e canzoni partenopee usando anche la Tammorra, lo strumento a
percussione di tradizione popolare, presente in tutta l’area
del
Mediterraneo.
Lentamente,
ha iniziato
a lavorare anche con autori indipendenti che avevano il coraggio delle
proprie suggestioni, scrivendo anche dei propri lavori di prosa,
indifferentemente in dialetto napoletano o in italiano.
Vale la
pena ricordare
un lavoro sulla pianta del Sambuco. Pianta dal legno chiaro, delicato;
dal frutto che si presta a deliziose leccornie, come frittelle,
marmellate, sciroppi; con rami forti, ma con una cavità
delicata
che si lascia svuotare e con la quale si possono costruire flauti.
“Sambuco”
è dunque un pezzo di Teatro di Animazione rappresentato per
la
prima volta a Roma, al Parco di Primavalle, in un magnifico boschetto
di sambuchi cresciuti in semicerchio. In questo caso è stato
il
luogo stesso a muovere l’immaginazione.
In occasione di una rassegna di
teatro e cinema con tematica sulla follia, ha scritto "Fegato
napoletano… o alla veneziana".
La storia
di una donna
napoletana con disturbi della personalità, che non viene
compresa dalla sua comunità, e che, sebbene voglia
partecipare
ai riti collettivi legati ai bisogni quotidiani (uccidere il maiale,
fare le conserve anche se mestruata), riesce a vivere solo attraverso
la personificazione dei suoi desideri, facendo teatro.
In questo
testo la
protagonista parla molto di cibo, lei viene da una realtà
contadina, dove la trasformazione, da prodotto della terra a pietanza,
coinvolge spesso la comunità. Ma se sei mestruata vieni
esclusa
e isolata.
Questo
testo nasce in
parte dai ricordi d'infanzia ed in parte da una ricerca antropologica
sul “campo”, parlando con anziane contadine delle
loro
esperienze all’interno della famiglia.
Silvana
Mariniello si è anche occupata di difesa delle donne e
dell’ambiente.
Ha aderito
al movimento
internazionale femminista e pacifista “Donne in
Nero”, con
il quale e per il quale ha prodotto varie performance contro le guerre.
In un viaggio, insieme ad altre quindici donne italiane, per portare
aiuti umanitari e solidarietà a donne e bambini
curdi, ha
prodotto e girato un film documentario nel Kurdistan turco e
nell’antica Anatolia.
Insieme
alle Donne in Nero
è stata in varie zone di guerra, non solo per portare
solidarietà ed aiuti, ma anche per testimoniare le
violazioni
territoriali e ambientali che accadono per via delle guerre.
Nel Kurdistan Turco
ha visitato Hassankeif, un sito neolitico di straordinaria bellezza e
importanza storica, tanto da essere riconosciuto dall’Unesco
patrimonio dell’umanità. In questo sito, alle cui
pendici
scorre il Tigri, in rami enormi che servono alla semplice economia
agricola e pastorale, si sta tentando di costruire una enorme diga che
vedrebbe il sito completamente sommerso e gli abitanti espiantati in
qualche anonima periferia turca.
Per opporsi
a questo
grande disastro ambientale e umano Silvana, insieme ad altre
associazioni, ha promosso una battaglia contro le multinazionali e le
finanziarie che vogliono partecipare a questa mastodontica e mostruosa
opera ingegneristica.
Silvana
Mariniello è stata per anni una dei referenti della Rete
Bioregionale Italiana e poi fondatrice
di Sentiero Bioregionale. Attualmente è membro
del Cerchio degli Anziani.
Durante gli
annuali incontri di Sentiero Bioregionale, Silvana ha partecipato con
alcune rappresentazioni teatrali.
Nel 2013
con una performance gestuale e visiva intitolata “Seminamandala”.
Un grande mandala viene riempito di semi di vario tipo in onore della
biodiversità.
Nel 2016 ha
portato lo spettacolo "La
Grande Madre", scritto e diretto da Silvana Mariniello e
coadiuvato dalle sue maschere.
Nel 2017
insieme a Lara Panizzi con “Scie
di memoria in pista”:
due clown sono in viaggio alla ricerca del loro padrone (il clown
bianco) e, nel corso del loro girovagare in giro per il mondo si
imbattono in vari olocausti: gli indiani d’America (con testi
presi dal librino Irochese Parole di ringraziamento,
The Tracking
Project 2013), la Palestina, gli aborigeni australiani,
l’olocausto armeno, il massacro di Srebrenica.
Lavori
teatrali autoprodotti e ispirati dal Bioregionalismo:
"Cotto,
mangiato e raccontato",
tratto dal testo napoletano del 600' di G. V. Basile di racconti di
tradizione orale, traposizione teatrale di Silvana Mariniello, con
Silvana Mariniello, Valentina Conti e Lara Panizzi, nel 2016;
"Cum
Panis", regia e testo di Silvana Mariniello in
collaborazione con il suo laboratorio teatrale multiculturale, 2014;
"L'sola
di Plastica",
da D. Pennac, trasposizione e regia di Silvana Mariniello, messo in
scena con il suo laboratorio teatrale multiculturale, 2016;
Silvana Mariniello - email salva.selve@gmail.com
Il teatro
secondo Silvana:
Per
fare un buon teatro devi considerare il tuo corpo, come uno strumento
musicale: sempre ben accordato e pronto a vibrare per gli altri,
compreso il “corpo vocalico”.
L’azione,
che è al principio del teatro, parte proprio da questa
magnifica
macchina che siamo noi, e l’artista teatrale e performativo
la
deve rispettare e tenere in gran conto.
Un
buon teatro, nella sostanza dei racconti che mette in atto, non mette
in scena qualcosa come fatto di cronaca, ma racconti che vogliano
parlare a più persone possibili attraverso
l’emozione dei
sentimenti.
Chi
scrive per il teatro non deve essere timido o temere la critica degli
altri, nello scegliere i propri argomenti. Bisogna avere il coraggio di
comunicare, attraverso l’incanto magico teatrale, quello che
si
sente nel più profondo del proprio essere.
Un
bel teatro e quello che si avvale di tutte le forme d’arte
che lo
compongono (luci, spazi, figure, suoni, canti, musiche, coreografie,
evocazioni pittoriche).
Tutto
questo, per portare a valide performance, deve essere condito da
qualcosa che il teatrante ha, e che si manifesta come una
“febbre” che passa solo quando quello che hai
visualizzato
nella tua testa si materializza e diventa uno spettacolo da regalare a
tutti.
Per
fare un buon teatro bisogna avere il piacere costante di festeggiare il
momento dell’incontro, quello tra attori e spettatori, come
una
grande festa di compleanno dove il lavoro teatrale è il dono
che
hai portato.
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