13° INCONTRO di SENTIERO BIOREGIONALE 30/31 MAGGIO 1° GIUGNO 2025 Presso Molino Novo della Madonna – Erbè (VR) (Bacino fluviale del Tartaro) di seguito RESOCONTO E IMMAGINI dell’incontro
Uno splendido video ricordo su youtube da parte di Manul e Marco
Resoconto a cura di Paola Gandin
Il tredicesimo incontro dei bioregionalisti italiani si è svolto in un luogo davvero speciale che ben rappresenta il pensiero bioregionale: un antico mulino del 1500 divenuto museo multimediale e spazio di accoglienza, custodito dalla sapiente gestione della cooperativa agricola biologica “Ca’ Magre”, dall’associazione “Antiche contrade” e da una coppia di sognatori che sanno rendere concrete le utopie, Chiara Reggiani e Antonio Tesini. Il Mulino Novo della Madonna di Erbè (Verona) si erge sul fiume Tartaro e nei pressi di una palude naturale che viene anch’essa tutelata e curata dai nuovi proprietari dell’antico mulino; 25 anni fa hanno, peraltro, creato anche un bosco che ora ospita numerose specie animali e di cui una parte è resa inaccessibile all’uomo per conservarne il suo lato selvatico.
Sabato 31 Maggio 2025: cerchio d’apertura e presentazioni
Giuseppe Moretti, fondatore della rivista “Lato Selvatico” e precursore del bioregionalismo italiano, apre l’incontro esordendo con “sono un contadino” e dando lettura del testo “Restiamo umani”. Giuseppe esprime la sua preoccupazione per i cambiamenti epocali in atto, come l’avvento dell’intelligenza artificiale, che già adesso fa sentire i suoi effetti in una nuova corsa allo sfruttamento delle risorse, le cosiddette terre rare, e in una ulteriore velocizzazione dei tempi e ritmi che mai l’umanità ha conosciuto prima. Cita un testo di Oren Lyons (delle Sei tribù Irochesi) sull’importanza del seguire le leggi della natura, cita la rivoluzione delle coscienze e si chiede: “siamo davvero al vertice dell’evoluzione sulla terra?”. Con questo interrogativo ribadisce quanto il Bioregionalismo sia più che mai una prospettiva potente che va divulgata e praticata.
Emanuele e Arianna, condividono la loro gioia di aver appena comprato un po’ di terra nei Colli Euganei e di volerla rispettare, mantenendo un equilibrio secondo l’approccio bioregionale. Arianna, medico di base, porta questo approccio anche nel suo lavoro con i pazienti e con i colleghi (associazione Iside medici per l’ambiente).
Enrico ci porta ad ascoltare il silenzio per esprimere quel bisogno della dimensione del sentire sé stessi, gli altri e lo spazio che ci ospita; si emoziona nel dire che l’amore pervade la manifestazione, che il mondo è distratto e che dentro di noi c’è già tutto.
Kathrin sottolinea l’importanza dello stare in ascolto della Natura che sa offrirci tutto, indipendentemente dal fatto che la possediamo o meno.
Paola, dopo aver raccontato le sue esperienze con gli ecovillaggi, la permacultura e l’agricoltura naturale, manifesta il suo ottimismo per l’aumento di consapevolezza dell’umanità e per la sua capacità di portare la più alta coscienza sul pianeta. Invita a rimanere nella Presenza, senza cedere alle paure e alla dualità, per manifestare un nuovo mondo anche grazie all’intelligenza artificiale.
Luca ritiene importante riportare i boschi sacri nel mondo. Dopo aver rinunciato alla rivoluzione, in gioventù, ha trovato nella cultura e nei libri gli strumenti per diffondere il pensiero bioregionale e ha fondato la casa editrice “Montaonda”.
Cosetta paragona il Bioregionalismo a una sorgente perenne che sgorga e sente l’urgenza dell’umanità a cercare le radici, a mettersi in connessione con la Natura, a incarnarla nel bene e nel male, a trasformare un giardino incolto e sterile in un luogo selvatico ricco di vita dove portare i bambini, come ha fatto lei a Palombara Sabina.
Odilio ritiene prioritario uscire dal materialismo e coltivare il dentro di sé; manifesta la sua fiducia in un futuro dove poesia e spiritualità trovino spazio.
Giampietro racconta di come il Bioregionalismo gli abbia aperto un mondo, sia come coltivatore di alberi da frutto ma anche come persona e come insegnante educatore.
Carlo segue il Bioregionalismo da vent’anni, portandolo anche nella scuola pubblica dove insegna e che reputa ancora un luogo punto di riferimento per molti giovani.
Marco e Manul abitano in una baita in mezzo ai boschi di montagna e condividono che il lavoro interiore manifesta il nostro esterno, perché sono i luoghi ad abitarci e non c’è un dentro e un fuori.
Bodgan esprime i suoi processi di crescita come un cammino di rilascio del controllo, in cui lasciarsi attraversare acquisendo consapevolezza di ogni singola cosa per diventare come il vento.
Giorgio racconta le sue esperienze di libero woofer rispetto alla sua attuale situazione lavorativa come un percorso che ti porta a guadagnare soldi ma anche a trasformarti in un consumatore… “adesso sono pieno di scontrini..”
Bruno, bioregionalista dagli anni ’90, ne diffonde il pensiero con interventi educativi nelle scuole, nei centri di salute mentale e nelle carceri.
Davide, bioregionalista dal 2017, osservando le assurdità del mondo con ironia, trova nutrimento e insegnamento negli incontri annuali bioregionali.
Felice, poeta contadino, che da 25 anni pubblica il “Seminasogni” ci invita ad andare verso l’anticonsumismo, a non comprare, perché essere consumatori non fa che degradare l’ambiente.
Marina, pacifista, attivista ecologista e dei diritti umani (cooperativa Camilla di Bologna), ci invita ad andare a votare ai referendum e a riflettere sullo sfruttamento dei lavoratori.
Nuria si definisce “cittadina resistente” e ammette che portare i valori del Bioregionalismo in una grande città porta anche all’isolamento. Individua la lotta come un dovere.
Noa, bioregionalista dal 2011, percepisce il movimento come una famiglia e racconta di assistere all’alienazione e allo stress di persone imprenditrici che preferiscono il traffico delle macchine alla pace della Natura.
Fabrizio manifesta la sua paura per la guerra che imperversa e, nonostante il sentirsi disilluso dalla realtà, trova pace nel fare sempre del nostro meglio e nell’applicare il Bioregionalismo nelle piccole cose.
Arianna afferma che il Bioregionalismo le ha cambiato la vita grazie alla lettura dei libri di Etain Addey, aprendola alla magia della vita.
Yann-vai invita a sentire il selvatico pulsare dentro e fuori di noi, a prendersi cura del disagio sociale attraverso strumenti preziosi antichi e moderni; sottolinea l’importanza del viaggio della vita e della diffusione di verità ancestrali legate alla nascita e alla maternità (Michel Odent e Clara Scropetta).
Alberto, woofer e attivista, ritiene importante imparare dagli esempi che ispirano, dando priorità alla cura di sé stessi.
Ludovica ringrazia Etain per averla ispirata col libro “Una gioia silenziosa”.
Loredana, giovanissima e al suo primo incontro, è entusiasta di partecipare e imparare.
Alberto, bioregionalista da molti anni, ritiene importante sensibilizzare la società attraverso la cultura e la poesia.
Etain, pioniera del movimento dagli anni 70, afferma che invecchiando si rallenta e si vede più chiaramente la realtà, ci dice che sono i luoghi a chiamare le persone ed esprime la sua soddisfazione nel constatare che i semi, che sono stati seminati nelle menti, stanno dando i loro frutti.
Chiara, custode del Mulino, ci accompagna a visitarlo raccontandoci la sua storia e mostrandoci antichi manufatti e i segni del tempo.
Sabato 31 Maggio 2025: presentazione del libro di Felice “Finché semineremo sogni, Pensieri di un contadino poeta”
Nel pomeriggio si è svolta la presentazione del libro “Finché semineremo sogni” di Felice Rosario Colaci, Ed. Malamente, una raccolta di articoli della rivista “Seminasogni” che racconta la fuga dalle campagne e dai borghi verso le città alla ricerca del benessere. Storie di vita semplice, storie sul cambiamento climatico e sulla fine della cooperazione pacifica delle piccole comunità.
L’autore afferma che il prezzo della comodità è l’estinzione della specie e che l’uso delle tecnologie comporta l’indebolimento dei corpi. Questa prospettiva ha aperto una lunga riflessione e analisi sui vantaggi che la tecnologia ha portato all’umanità e sulla possibilità che possa essere utile se sostenibile e non deleteria se utilizzata con saggezza e non solo con lo scopo del profitto.
Sabato 31 Maggio 2025: Alla ricerca del pensiero bioregionale tra le pieghe della cultura italiana
Etain Addey sintetizza i pilastri del Bioregionalismo, sorto in America nei primi anni ’70 grazie a Peter Berg e Raymond Dasmann. – Rispetto e amore per il luogo che chiamiamo casa
– Cura costante del luogo che abitiamo
– Visione ecocentrista
– Conoscenza intima degli abitanti del luogo e del dialetto locale
– Utilizzo di cibo e risorse del luogo
– Autolimitazione: prendo solo ciò che mi serve
– Atti di cerimonia e di festa
– Trasmissione dei saperi ai giovani
Sul tema del pensiero bioregionale in Italia, Etain ci porta un testo precristiano del poeta Virgilio, “Le bucoliche”, ambientato nella pianura padana delle campagne mantovane e che trasmette l’armonia della vita pastorale in comunione con la terra e gli animali.
A seguire, la rappresentazione teatrale di Marina e Nuria del dialogo tra Titiro e Melibeo, protagonisti delle Bucoliche, intenti a commentare il tragico esproprio delle terre coltivate da parte dei soldati conquistatori, nel 42 a.C. dopo la fine della battaglia di Filippi.
«Un empio soldato avrà queste maggesi così ben coltivate, / un barbaro queste messi…» (Virgilio, Bucoliche, I, 70-71)
Rispetto alla trasmissione dei saperi per via orale, Luca ci riporta che, in Italia, questo fenomeno venne per lo più ignorato fino alla prima metà del 1900. Condivide l’esperienza personale dei suoi nonni che, puntualmente e pazientemente, gli trasmisero i loro saperi quand’era bambino e che gli sono rimasti dentro.
Cosetta dà lettura di una storia tramandata oralmente e recuperata dall’ass. “La tana dei sognatori” di Forcella: “La Luna di Meschia”, misto di ironia e amarezza sul rapporto tra gli uomini e la Natura.
Giuseppe porta all’attenzione la legge 183 del 1989 “Norme per il riassetto organizzativo e funzionale della difesa del suolo e delle acque”, proposta, tra gli altri, dal parlamentare professore ecologista Giorgio Nebbia, che fu approvata per regolamentare i bacini fluviali in forma interregionale. “Il valore di quella legge” affermava Nebbia “andava oltre l’atto legislativo includendo quello educativo… la soluzione del ‘dissesto idrogeologico’ in Italia dipenderà dalla capacità di far crescere una cultura di bacino idrografico”. Secondo Giuseppe questa importantissima legge di stampo bioregionale non fu mai davvero sostenuta, tanto che non fu mai applicata e poi soppiantata nel 2006.
La serata è stata animata dalle poesie di Alberto, Cosetta, Felice e Paola.
Domenica 1 Giugno 2025: Presentazione libro di Martin Lanz “Lavorare con i cavalli”, Ed. Montaonda
In qualità di traduttore ed editore del libro “Lavorare con i cavalli”, Luca Vitali introduce la lettura di alcuni passi del testo autobiografico di Martin Lanz.
Etain, compagna di Martin, ci diletta con i suoi racconti di vita quotidiana a contatto con asini e cavalli.
Domenica 1 Giugno 2025: Considerazioni sull’appartenere ad una comunità di umani e non-umani: quali limiti all’antropocentrismo?
Cosetta Lomele ci guida nella riflessione sulla soggettività della Natura, sul significato di antropocentrismo nella vita concreta; ci invita a superare il concetto romantico di paesaggio con cavalli e tramonto che ricalca la visione antropocentrica e a considerare i luoghi naturali come fonte di cura. Porta l’esempio del suo giardino selvaggio e pedagogico che considera non come strumento ma come collega, come co-terapeuta.
Ne esce il concetto di stare accanto, di fare i conti con chi c’è nel luogo che abitiamo.
Paola racconta che nelle pratiche di cerchio degli abitanti degli ecovillaggi Rive è nata la figura del rappresentante della Natura, il quale interviene nelle decisioni collettive del cerchio portando l’ottica di fauna e flora. Ricorda inoltre il concetto di Genius Loci dei nostri antenati pagani.
Cosetta ci invita a uscire dai limiti posti dal dogma causa-effetto che ci impedisce di attenzionare altre soluzioni e i collegamenti alternativi ai nostri preconcetti.
L’incontro si conclude con la visita alla palude e al bosco. Consumiamo l’ultimo pasto insieme scambiandoci contatti, ringraziando il luogo, il movimento bioregionale, le quattro direzioni, accompagnati dal vivace e impavido Pavone che ha manifestato la sua presenza durante tutti i tre giorni di condivisione, a mostrarci la bellezza e la voce del luogo, mentre la ruota del mulino è stata azionata a ricordarci il ciclo dell’acqua e il genio dell’umano sapere.
3 Giugno 2025
(Le foto sono di Cosetta Lomele e Arianna Signorini)